L'embolizzazione dell'adenoma prostatico

UNA NUOVA FRONTIERA MININVASIVA NEL TRATTAMENTO DI QUESTA PATOLOGIA

L’embolizzazione prostatica per il trattamento mini invasivo dell’iperplasia o adenoma prostatico è un intervento indolore relativamente recente in quanto si applica da ormai più di 5 anni. Diversi sono i centri nel mondo che si occupano di questo innovativo approccio terapeutico.

Il primo caso di embolizzazione prostatica in via sperimentale risale al 2000. Già dal 2008 tuttavia vennero eseguiti alcuni casi oltreoceano successivamente pubblicati nel 2010. L’embolizzazione prostatica è una tecnica che abbraccia più campi e competenze e viene quindi eseguita da un team multidisciplinare composto da urologo, radiologo di imaging e radiologo interventista, cioè colui che esegue la procedura in prima persona.

La presenza del radiologo nel team multidisciplinare consente di avvalersi di competenze specialistiche sia sulla diagnostica pre-intervento, quindi sulla prima fase dell’approccio all’adenoma prostatico che sulla diagnostica post-intervento e cioè sui risultati ottenuti dopo embolizzazione.

L’urologo infine può essere fondamentale all’interno del team in quanto questa importante figura è in grado di valutare in ogni fase il paziente dal punto di vista clinico. Nella fase diagnostica PRE (prima fase) e in quella POST (terza fase) oltre che, va da sé, durante la seconda fase o fase della procedura mini invasiva eseguita dal radiologo interventista.

Quest’ultimo infatti è un chirurgo del nuovo millennio che utilizza una bassissima dose di raggi X per vedere in real time all’interno dell’organismo del paziente utilizzando un monitor direttamente collegato proprio al macchinario che emette i raggi X.

Attraverso il monitor il radiologo può quindi vedere nitidamente i movimenti che egli sta compiendo all’interno dell’organismo e più specificatamente a livello della ghiandola prostatica. Riesce inoltre a vedere in maniera molto dettagliata l’avanzamento del catetere vascolare all’interno delle arterie prostatiche che successivamente andrà ad occludere mediante del materiale dedicato.

LA TECNICA

L’embolizzazione consiste nella chiusura delle due arterie prostatiche che irrorano il tessuto prostatico. Ogni tessuto del nostro organismo, prostata compresa, possiede infatti un’ampia e fitta rete di arterie che consentono al sangue di portare l’ossigeno ai tessuti. A volte, nei tessuto “patologici” come nell’adenoma prostatico, impedire al sangue (e con esso all’ossigeno) di raggiungere i tessuti patologici impedisce all’organo malato di proliferare e anzi ne riduce sia il volume che l’estensione.

Occludendo in questo modo i vasi prostatici si riesce ad interrompere definitivamente il nutrimenti ai tessuti affetti da patologia e la prostata in un breve lasso di tempo comincerà a tornare alle sue dimensioni originarie.

Per raggiungere ciò il radiologo interventista si avvale dell’utilizzo di particelle (più specificatamente chiamate particelle embolizzanti), tutte della stessa forma (sferica) e dimensione, iniettate all’interno dei vasi prostatici. Il risultato sarà, in pochi secondi, l’occlusione definitiva e irreversibile di queste arterie e di tutte le loro diramazioni.

L’embolizzazione non è altro quindi che l’occlusione di una o più arterie o vasi, che in questo caso prendono il nome di arterie prostatiche. L’embolizzazione può infatti essere eseguita in numerose patologie, in particolare per il fibroma dell’utero, le emorroidi e gli aneurismi.

COME SI ESEGUE

Dopo essere stato adagiato sul lettino operatorio il paziente viene attentamente preparato nella zona inguinale destra previa depilazione della parte. Viene quindi poi inserito un piccolo ago sotto anestesia locale dell’inguine, la stessa anestesia locale che esegue il dentista (questa sarà l’unica anestesia a cui il paziente verrà sottoposto) all’interno dell’arteria femorale comune.

All’ago si sostituisce velocemente un tubicino di plastica semirigido che prende il nome di introduttore che servirà successivamente ad inserire nell’albero arterioso ogni tipo di catetere vascolare. Una volta posizionato l’introduttore in arteria femorale comune si avanza attraverso questo un catetere delle dimensioni inferiori alla punta di una penna “Bic” che viene così veicolato (controllando i suoi movimento sul monitor) fino alle arterie prostatiche anteriori di destra e poi di sinistra.

In particolare viene cateterizzata (o incanulata per usare un termine più colloquiale) l’arteria vescicale inferiore sia di destra che di sinistra, arteria da cui generalmente nascono le corrispettive arterie prostatiche. Una volta all’interno con il catetere (o con un catetere di dimensioni ancora più piccole, catetere che prende il nome di micro catetere) dell’arteria prostatica anteriore il radiologo può cominciare ad iniettare le particelle embolizzanti attraverso lo stesso catetere in modo che, come già riportato sopra, si possano finalmente occludere completamente, oltre che in modo definitivo, le due arterie target.

Completata questa operazione sia a sinistra che a destra, l’intervento è terminato e il paziente viene riportato in corsia.

È importantissimo sottolineare che l’intervento è completamente indolore e l’anestesia locale viene praticamente solamente a livello dell’inguine di destra che fungerà da sito di entrata per entrambi i lati.

Quindi nonostante la procedura sia eseguita bilateralmente il sito di ingresso risiede solamente a livello di una zona inguinale, e come già detto, generalmente quella di destra.

La procedura in mani esperte è agevole e richiede una media di 45-75 minutiIl paziente è vigile e sveglio e non avverte nessun dolorené durante né dopo l’intervento se non un leggero fastidio in sede prostatica nell’immediato post operatorio.

La tecnica non richiede cateterizzazione e ha una degenza di una sola notte in clinica. Il decorso post operatorio, a differenza delle tecniche chirurgiche tradizionali è di pochi giorni. Come ormai testimoniato da numerose evidenze scientifiche.. una grande rivoluzione nel trattamento dell’ipertrofia prostatica.

La ghiandola prostatica
La ghiandola prostatica